PILLOLE DI PEDIATRIA
a cura del dott. P. Sarti
Fin dai tempi più remoti la comune osservazione di un neonato che piange, che diventa tutto rosso, tirando su braccia e gambe, serrando i pugni, contraendo la pancia e magari emettendo aria, ha portato alla conclusione che questo neonato dovesse avere una vera e propria colica addominale.
Del resto era facile constatare come quel contorcersi e retrarsi di braccia e gambe fosse del tutto simile a quanto era stato visto fare al povero vecchio amico, ormai deceduto, che era stato vittima di un gran dolore addominale (chi sa, qualche peritonite allora non diagnosticabile!). Ma più semplicemente un adulto, quando ha un forte mal di pancia, tende spontaneamente a rannicchiarsi e ad assumere quella forma raccolta che riduce la contrazione dolorosa dell’addome. Dunque nessun dubbio: è storia antica che i neonati che fanno così hanno le coliche, e probabilmente coliche d’aria, visto che mentre piangono ne emettono tanta e rumorosamente!
Ma invece non è proprio così: la realtà è che il neonato ha modi di manifestare i suoi stati d’animo poco variegati, con risposte pressoché globali, che coinvolgono tutto l’organismo; non ha ancora la capacità di differenziare adeguatamente l’espressione dei sentimenti con l’utilizzo di muscoli specifici, dedicati. In altri termini, quando un neonato piange, lo fa con tutto il corpo: non solo usa la mimica del viso, ma si contrae tutto, chiude i pugni, raccoglie a sé le gambe; attiva ogni muscolo, anche quelli del torchio addominale, quindi spinge …. e non è escluso che così facendo emetta aria. Si capisce quindi come vedendo questo neonato si sia detto che “ha le coliche d’aria”.
Ma di fatto sono coliche che non esistono!
L’aria è sempre presente nel tubo digerente di ogni umano a qualunque età, in particolare in quello di un neonato allattato al seno: il latte materno è ricco di lattosio, zucchero che fermenta facilmente. Poche sono invece le circostanze in cui l’aria può procurare dolore: accade ad esempio se le pareti sono irritate, infiammate, come in presenza cioè di una colite (vedi i casi di intolleranza alle proteine del latte vaccino) ed allora la dilatazione che una grossa quantità di aria induce, genera fastidio o dolore. Così come importanti bolle d’aria che premono sul diaframma possono procurare fastidiose sintomatologie oppressive. Altra sindrome dolorosa è il reflusso… ma non è certo l’aria a far sì che i neonati, arrivando a sera, comincino ad avere le coliche. Coliche che magari si calmeranno facendo un giro del quartiere in macchina o quando sfiniti tutti si abbandoneranno al sonno, genitori compresi, per riparlarne poi il giorno successivo.
Strana malattia questa che viene ad ore precise e soprattutto quasi sempre quando inizia a far buio! Insomma una piccola percentuale delle centinaia di bambini cui si attribuiscono coliche d’aria avranno veramente fastidi addominali, ma la maggior parte sono semplicemente neonati che piangono (per tremila altri motivi, anche i più imperscrutabili!) solo che lo fanno, come tutti i neonati, con modalità fisiche che rimandano al comportamento di uno che ha coliche addominali.
Quella dunque che sembra una vera e propria epidemia di coliche dei nostri bambini, cui solo pochi fortunati sfuggono, altro non è che la somma di tanti piccoli problemi e disagi che fanno “bambino che piange”. Cosa serve allora a questi neonati: sicuramente non le goccioline per l’aria, ma semplicemente un genitore che con calma ed una buona dose di pazienza, si accosti a lui e cerchi di calmarlo prima ancora che di capirlo, sperimentando via via soluzioni (cambiarlo, coccolarlo, nutrirlo, ….) che possano rassicurarlo e interrompere il pianto.
Certo sarà soprattutto la sera che, tutti più stanchi e anche un po’ intimoriti dalle ore che verranno (si fa buio, le farmacie chiudono e i dottori non si trovano più; c’è da affrontare la notte, il vicino finirà per protestare…), sarà meno facile “capirsi”, cioè rassicurarsi e trasmettere sicurezza. È questo che spiega perché le coliche siano prevalentemente la sera.
La cosa peggiore che possa capitare a questi neonati, colpevoli solo di aver protestato vigorosamente e “globalmente”, magari per tematiche relativamente modeste, è quella di essere portati di corsa al Pronto Soccorso Pediatrico. Qui finiscono quasi sempre per ritrovarsi un sondino che, ben lubrificato, gli penetra nel retto alla ricerca di un po’ di aria (che per fortuna non manca mai, e anche il medico di turno fa la sua bella figura!). A questo punto di solito si calmano: ma forse soprattutto perché il genitore a quel punto sente che qualcosa di risolutivo è stato fatto; il figlio è ora “in buone mani” e quindi il genitore stesso diviene più capace, più rassicurante.
Riprendendolo dalle braccia del dottore saprà mantenerlo calmo perché non gli trasmetterà più tutto quel panico precedente, quella tensione così inquietante che il bambino avvertiva benissimo dal contatto più che dalle parole.
Io poi ho una teoria personale, poco scientifica ma buona per scherzarci un po’. Credo che i neonati di oggi non ne possano più di essere calmati col sondino rettale e ormai è un passa parola: alla prima rettale che gli capita al pronto soccorso … tutti zitti, basta piangere, c’è rischio che i genitori quell’arnese infernale se lo portino anche a casa!