Coito interrotto
È il metodo contraccettivo più antico e per molto tempo l’unico usato per cercare di evitare gravidanze indesiderate. In termini strettamente scientifici non fa parte dei cosiddetti “metodi naturali”: in realtà si tratta di un “non metodo”.
Consiste nell’interruzione del rapporto, non altrimenti protetto, con la rapida estrazione del pene dalla vagina, quando l’uomo si accorge che l’eiaculazione è vicina, al fine di non sversare sperma in vagina. Rappresenta il tentativo di evitare la gravidanza più pericoloso. Infatti oltre alla difficoltà di controllare il momento dell’eiaculazione, vi può essere in circa il 40% degli uomini una perdita di liquido seminale già in fase eccitatoria. Tale percentuale aumenta in caso di infiammazioni del tratto genitale maschile (prostatiti, infiammazione delle vescichette seminali, uretriti).
Ha un indice di fallimento (Indice di Pearl) molto elevato, compreso tra il 18 e il 27%.
Molte coppie preferiscono questo sistema all’uso del preservativo, affermando che quest’ultimo riduce la sensibilità, l’erotismo e la spontaneità del rapporto: tutto è vero fino a che non ci si trova ad affrontare una gravidanza indesiderata!
Ecco perché il coito interrotto dovrebbe essere usato solo dalle coppie che hanno comunque in programma una gravidanza.
Questo metodo va assolutamente evitato in giovane età, quando, oltre ad un elevato rischio di gravidanza, c’è anche la possibilità di contrarre malattie sessualmente trasmissibili per contatto diretto, vista la maggiore promiscuità.
Inoltre il coito interrotto nel lungo periodo può causare una congestione cronica della pelvi sia maschile (prostata) che femminile (utero, tube), può creare ansia crescente con eiaculazione precoce e riduzione della capacità di raggiungere l’orgasmo da parte della donna.
Contraccettivi di barriera
Con il termine “contraccettivo di barriera” si indicano tutti quei dispositivi che creano azione contraccettiva attraverso il blocco meccanico degli spermatozoi, impedendo loro di raggiungere e penetrare la cervice uterina.
Diaframma
È stato largamente usato negli anni del “femminismo”, ma è passato poi in disuso, oltre che per i cambiamenti ideologici, anche per i dubbi sulla cancerogenicità dello spermicida allora impiegato (e che va comunque sempre associato all’uso del diaframma).
Si tratta di una coppetta disponibile in varie misure e costituita oggi da materiale siliconico ipoallergenico, riutilizzabile e risterilizzabile, che viene posta, dopo aver spalmato al suo interno una crema spermicida (oggi a base di acido lattico e quindi completamente innocua), sulla cervice uterina, avvolgendola ed impedendo quindi agli spermatozoi di penetrarla.
Prima di acquistare questo dispositivo è necessario conoscere la misura (ne esistono fino ad 8 diverse), onde stabilire quella più giusta da “calzare”: è quindi necessario rivolgersi a uno specialista, ad esempio presso lo studio di ginecologia a Firenze del Centro Medico Europa.
Il diaframma è un metodo abbastanza sicuro (se associato allo spermicida), avendo un indice di fallimento (Indice di Pearl) del 6%.
Può essere usato da donne che non possono o non vogliono usare la pillola o altri metodi contraccettivi e dalle donne allergiche al lattice (preservativo).
È un contraccettivo più adatto alle coppie stabilizzate, piuttosto che alle donne giovani o giovanissime, visto che bisogna portarsi il tutto in borsetta e inserire il dispositivo subito prima del rapporto. Inoltre va mantenuto in vagina per 6-8 ore dopo la fine del rapporto, senza poterlo rimuovere e senza potersi lavare.
Come tutti i contraccettivi di barriera, riduce però la possibilità di contrarre malattie sessualmente trasmissibili (HIV-HPV-Chlamydia-Mycoplasmi).
Profilattico
Il profilattico maschile, più noto con il termine di “preservativo”, consiste in una membrana di lattice tubulare, che ricorda la forma del pene, sul quale va “calzato” prima di iniziare la penetrazione in vagina (è fondamentale il “prima”, in quanto una certa percentuale di uomini può avere perdite di sperma, anche di quantità modeste, già in fase eccitatoria; inserire il preservativo tardivamente, solo prima dell’orgasmo, può quindi risultare inutile ai fini contraccettivi).
È necessario inoltre estrarre il pene subito dopo l’eiaculazione, stando attenti a portarsi dietro il profilattico; il rimanere in vagina del pene può rendere vano l’uso del preservativo, in quanto la fisiologica detumescenza del pene può comportare una non perfetta aderenza dello stesso (quando non vi sia la perdita stessa del profilattico in vagina) con fuoriuscita di liquido seminale.
Altro fattore di rischio (anche se oggi abbastanza raro) è la rottura del preservativo, dovuta in genere o ad una eccessiva manipolazione prima della penetrazione (occorre prestare attenzione ad anelli, unghie troppo lunghe, ecc.) o ad una penetrazione precipitosa, senza che vi sia un’adeguata lubrificazione vaginale.
Ha un indice di fallimento (Indice di Pearl) del 2%, se correttamente usato.
Ha il vantaggio di agire come barriera contro la diffusione delle malattie sessualmente trasmissibili, sia di quelle che interessano la cervice uterina (HIV-HPV-Mycoplasmi-Chlamydia), sia di quelle vaginali (gonococco, sifilide, ecc.). Dovrebbe quindi essere usato in via preferenziale (anche se si usano altri contraccettivi) nei rapporti occasionali e comunque in tutte le situazioni potenzialmente “a rischio”.
Oltre al problema dell’eventuale allergia al lattice (esistono oggi anche profilattici “latex free”), gli ostacoli maggiori all’impiego del preservativo sono di tipo psicologico: molte coppie non lo usano perché dà senso di “separazione”, anziché di unione, e inoltre temono che il piacere orgasmico diminuisca.
Esiste anche un preservativo femminile (una specie di cilindro di lattice con alle estremità – di cui una chiusa – due anelli di rinforzo), che viene posizionato in vagina prima del rapporto. Tale dispositivo non è in commercio nel nostro Paese, ma è diffuso in Gran Bretagna, Olanda e nei Paesi Scandinavi.
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